Alice Becker-Ho e Guy Debord
Il gioco della guerra
 
pp. 192, euro 34
 
 
Quarta
Questo è il racconto / resoconto di una partita al Kriegspiel,
ovvero al Gioco della Guerra. I due autori non sono
che i due avversari che l’hanno giocata. Per capire le regole
e lo spirito del gioco, occorre consultare i materiali riportati in
appendice. Per sperimentare una partita vera e propria, si
può ottenere lo «scacchiere» del gioco
rovesciando la sovraccoperta del libro.
Risvolto
Guy Debord (1931-1994) filosofo, cineasta, stratega (come amava
definirsi), è uno dei più radicali pensatori del
secolo scorso, noto in primo luogo per il trattato La
società dello spettacolo (1967), profetico
ritratto della società contemporanea in cui
l’alienazione di matrice marxiana viene riletta e superata
nel concetto corrosivo di
«spettacolarizzazione». Della sua opera,
ha scritto Anselm Jappe, «per molto tempo si è
interessata piuttosto la polizia» che gli organi di pensiero.
Fondatore dell’Internazionale Lettrista (1952) e
Situazionista (1957), movimenti di lotta contro «un mondo
realmente rovesciato» dove «il vero è un
momento del falso», secondo le sue tesi, lo ritroviamo
agitatore del Maggio francese, di cui tuttavia dice:
«troverei altrettanto volgare divenire una
autorità nella contestazione della società che
divenirlo in quella società stessa». Nel 1972
scioglie l’Internazionale Situazionista, dichiarando
incompiuto l’auspicato rovesciamento totale della
società, consapevole che «le teorie non sono fatte
che per morire nella guerra del tempo».
Per decenni si appassiona ai classici della strategia militare:
Clausewitz, Ardant du Picq su tutti, dei quali cura ristampe. La sua
ricerca sulla teoria generale della guerra si traduce in un gioco da
tavolo e in questo libro / partita uscito per la prima volta nel 1987
di cui qui si traduce l’ultima edizione ampliata.
Nell’ambito di questo «gioco», il
filosofo-stratega studia la «logica della guerra» e
mette a punto quello che reputa un modello di tutte le guerre
possibili: sintesi in nuce di ogni conflitto armato, di cui redige
regolamenti e inventari. E sottolinea come la sua costruzione sia
affatto più avanzata del gioco degli scacchi, in quanto nel
Gioco della Guerra ogni partita è irripetibile e mai
predeterminata da una logica che può renderla già
segnata spesso fin dall’apertura. Oltre agli evidenti
insegnamenti di strategia e psicologia, nella partita qui narrata
possiamo dunque rintracciare quell’esemplarità
nella singolarità che è uno dei paradossi
più fecondi del pensiero filosofico classico e moderno.
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