Osip Mandel’štam
Epistolario
Lettere a Nadja e agli altri (1917-1938)
A cura di Maria Gatti Racah
pp. 256, euro 28
 
Io e te siamo come bambini, non cerchiamo parole importanti,
ma diciamo quel che ci viene.
Osip Mandel’štam a Nadja
Risvolto
Questi testi – con poche eccezioni – non erano
stati pensati per la pubblicazione: è una scrittura
«parlata», intima, fatta di omissioni, sottintesi,
che prosegue conversazioni lasciate a metà, riempie assenze
durante lontananze forzate. Nella loro immediatezza, mentre scandiscono
la marcia verso una fine che a un certo momento pare inesorabile, ci
permettono di seguire da vicino gli umori di
Mandel’štam, il suo difficile quotidiano, fatto di
traduzioni e altri lavoretti, sempre in bilico per la sopravvivenza.
È la tragicità di un quotidiano ben riconosciuta
da Pasolini, quando scrive: «Ciò che è
tragico – più che la sua lotta accanita e prudente
contro Stalin – è il suo cercare di accontentarsi,
i suoi poveri movimenti di accomodamento, i suoi lavoretti editoriali,
i suoi viaggi e le sue sistemazioni – che gli sembrano
così felici – in qualche calmo appartamento di
Mosca. [...] Annaspando nel limbo della vita – che era poi la
non-vita di chi accettasse la dittatura di Stalin –
Mandel’štam ha vissuto dunque una vita irreale,
per cui non esisteva soluzione». Le lettere ci conducono
sulle tracce di questa «vita irreale», pagina dopo
pagina, giorno dopo giorno, aprendo nuovi spiragli, integrando
prospettive, svelando un lato nuovo del poeta, meno mitico e meno
monolitico.
Dalla Introduzione di Maria Gatti Racah
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