Sergio Vitale

Antipedagogia della malerba

 

pp. 144, euro 22

 

 

 

Quarta

Forse, l’ideale del Mondo è la creazione di una natura in cui la varietà del vivente sia ridotta al minimo, così da essere più prevedibile e comune, ed è per questo che nei confronti delle erbacce c’è un perenne stato di guerra. Eppure, l’ultima parola è sempre la loro, e da qui ci sarebbe da trarre una lezione morale. L’erba è la linea di saggezza che non cessa d’impartire il suo insegnamento. Ma che cosa ci vuole far capire?

Risvolto

Che cosa accomuna l’antipedagogia di Fernand Deligny al cinema astratto di Stan Brakhage, l’arte aleatoria di John Cage al giardino in movimento di Gilles Clément? E tutt’e quattro queste forme di sperimentazione all’abitare la Terra e al costruire il Mondo? Per rispondere a questa domanda dobbiamo rintracciare in questi tentativi, e in altri affini, la volontà di superare il rapporto di conflitto e di contrapposizione instaurato con quella che una volta era chiamata Gaia, la Terra che sorride. Ciò che in essi prende in vario modo vita è una coscienza critica nei confronti di quanto, come uomini, abbiamo realizzato, nonché una visione della realtà e della natura in cui si stempera qualsiasi proposito di controllo coercitivo e di dominio. Si tratta di esempi rimasti, con poche eccezioni, quasi tutti nell’ombra e largamente misconosciuti, perché fuori dal gioco codificato delle istituzioni sociali e culturali. Il loro messaggio, privo di compiacenze e concessioni – al pari della malerba che cresce in libertà, incurante di ogni divieto – deve diventare oggetto di riflessione, soprattutto in un momento, come quello attuale, nel quale gli spazi per quella libertà sembrano quanto mai ridotti al minimo da un potere che pervade ogni dimensione, sia naturale che culturale; e ciò che Vitale chiama «lo spazio tattico, che è quello che ciascun individuo riesce a ritagliare per sé stesso, eludendo le costrizioni imposte dall’alto e approfittando di lapsus e smagliature nella capacità scopica delle istituzioni», sembra una conquista sempre più ardua, quasi impossibile da raggiungere.

Sergio Vitale è stato professore di Psicologia dell’arte e della letteratura e di Psicologia generale presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze. Si è occupato, tra l’altro, del pensiero freudiano, della filosofia fenomenologica di Merleau-Ponty, delle teorie dell’esperienza, nonché di tematiche relative alla fotografia, all’arte moderna e contemporanea, e al paesaggio. Tra le sue ultime pubblicazioni: Atlas. Cartografie dell’esperienza (2013); Il paesaggio e il suo rovescio (2015); Narciso in pericolo (2018); Autoritratto in un interno viennese (2018); Elogio dell’avversità (2021); La verità dipende da una passeggiata intorno al lago (2022).


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