Marcello Barlocco
Un negro voleva Iole
Racconti scelti e aforismi inediti
 
pp. 160, euro 22
 
[...] Alcuni fra i racconti selezionati in questo volume (si prendano
ad esempio Un negro voleva Iole, La
caccia all’urogallo, La gatta)
sono tra le vette della letteratura italiana del ’900.
È dunque una pubblicazione che andrebbe salutata come un
vero e proprio evento nella nostra produzione di libri.
Marcello Barlocco, come scrittore ebbe qualche tenue riconoscimento in
vita. I suoi Racconti del Babbuino, pubblicati nel
1950 dalle Edizioni Pagine Nuove di Roma, ebbero una menzione al Premio
Viareggio di quell’anno; nel 1952, per le Edizioni Ala di
Genova, pubblicò il romanzo Veronica, i gaspi e
Monsignore mentre negli anni ’60 alcuni suoi
«atti unici» – il cui testo è
andato perduto – vennero messi in scena a Genova da Carmelo
Bene.
Ma in generale – in un’Italia in cui dominava il
canone realista, e in seguito un’avanguardia che inseguiva
piste completamente diverse – non ci fu spazio per una voce
come quella di quest’autore non inscrivibile in alcuna
corrente né italiana ma nemmeno internazionale. Il
grottesco, l’allucinato, la metamorfosi incontrollabile degli
esseri e delle situazioni, contiene echi che potrebbero evocare un
Allan Poe, oppure l’espressionismo tedesco, a volte lo stesso
Kafka o anche il romanzo dadaista, sempre tuttavia in un richiamo
approssimativo.
A ciò si aggiunge un percorso biografico che certo non fu di
aiuto. Nato a Genova nel 1910 da una famiglia di farmacisti, Barlocco,
dopo una parentesi adolescenziale di fuga come mozzo nelle navi (forse
su imposizione della famiglia), provò a continuare la
tradizione familiare laureandosi in chimica e farmacia, ma presto
cedette al richiamo di una precaria esistenza di artista/scrittore
randagio fra Genova, Roma, Milano, e alla fine venne assorbito dagli
ambienti della malavita genovese e fu accusato di usare la sua scienza
per raffinare la droga. Nel 1958 finì in carcere e poco dopo
anche in manicomio criminale, che egli a sua volta denunciò
di abusi efferatissimi nei suoi confronti (sosteneva lo si sottoponesse
a esperimenti di mineralizzazione del corpo). Morì nel 1972
con all’attivo, oltre al libro di racconti e al romanzo
menzionati, tutta una serie di novelle e articoli scritti per i
giornali – fra cui, ecumenicamente, «Il
Popolo» e «L’Unità»
– ma di cui ormai restano poche tracce.
Dalla Nota degli editori
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