Milena Jesenská
Qui non pupuò trovarmi nessuno
Traduzione di Donatella Frediani
 
pp. 256, euro 24
 
La figura di Milena Jesenská (1896-1944), la destinataria
delle famose lettere di Kafka, nonché sua traduttrice e suo
amore incompiuto, è oramai nota anche grazie a delle
fortunate biografie. Meno noti forse sono i suoi scritti (e le sue
lettere), gli stessi che oggi presentiamo qui e che fanno della
Jesenská una delle più vivide testimoni della
vita e della cultura mitteleuropea tra le due guerre. Gli argomenti
sono i più vari, dal costume, al cinema, all’arte
e alla letteratura, per poi indirizzarsi – nella seconda
sezione – in reportage di taglio più schiettamente
politico, in concomitanza con la degenerazione della situazione nella
giovane repubblica ceca che condurrà alla sua annessione da
parte della Germania nazista. Sorprendono, dall’inizio alla
fine, l’acume e l’efficacia dello stile, sempre in
grado di mettere in luce il tragico, il comico e il grottesco
dell’esistenza, mostrando sia un gran talento ironico sia, al
contempo, inaudite doti di empatia.
Nata a Praga in una famiglia benestante, partecipa sin da giovanissima
alla bohème della capitale, per trasferirsi poco
più che ventenne nella Vienna postbellica assieme al marito.
Qui inizierà una felice carriera giornalistica, la quale ha
però come controcanto una tormentata vicenda personale, che
la porterà – complici un matrimonio fallito e una
iniziale, poi sconfessata adesione al partito comunista – a
una decennale dipendenza dalla morfina, dovuta ai postumi del
travagliatissimo parto della sua unica figlia. È solo alla
fine degli anni Trenta che la Jesenská ritorna a scrivere
con la passione e l’intelligenza che contraddistinguono il
suo personalissimo stile, partecipando nuovamente alla vita culturale
del suo paese. Anche a causa di tale coinvolgimento sarà
arrestata dai nazisti appena entrati a Praga e condotta al campo di
Ravensbrück, dove morirà quattro anni
più tardi.
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